Impressionista come gli antichi, simbolista per ispirazione, illustra nelle proprie opere un perfezionismo tipico dello stile neoclassico ponendo maggiore enfasi sul colore e sul movimento, piuttosto che sulla nitidezza dei profili e sulla perfezione delle forme. Responsabile in qualità di artista, dal momento in cui termina l’opera Letizia suscita impressione sul pubblico, riflessione nell’anima diventando uno specchio quale effetto morale di un “incontro”. Non è solo il ritrovo con l’Arte, ma è il respiro della libertà, il pensare e il volere che superano il concetto manierista per divenire materia di discussione.
La sua arte è una rivelazione dell’epoca di cui illustra malessere e, allo stesso tempo, sogno, dovuti alla perdita dell’essenza divina di cui è fatto l’essere umano. Nati da Dio, siamo turbati da una continua domanda sul perché da Egli ci siamo separati. E, in assenza di risposta, in noi i colori di Letizia suscitano soltanto calore, amore, turbamento e, a volte, inquietudine.
Nelle sue opere Letizia con determinata ricerca di efficacia testimoniale avverte e trasmette la voglia di assorbire e riprodurre l'energia vitale della natura generosa, dove trasparenze e sovrapposizioni di colori fanno da trama temporale in cui prevale, indiscussa, la donna con i suoi colori (ombre comprese).
La valenza simbolica sfugge il legame stretto che vincola l’artista al figurativo, ma raggiunge un variegato intreccio di temi romantici organizzati intorno al luminoso tratto della luce “trionfale”. Una luce difficile da raggiungere.
Pierfrancesco Rescio
Febbraio 2012